La riforma del 118 della Regione Toscana non decolla per la “rivolta” di medici ed infermieri
La riforma del 118 della Regione Toscana non decolla per la “rivolta” di medici ed infermieri
11 APR – Gentile Direttore,
la Riforma del 118 della Toscana
doveva essere un passo in avanti importante per allineare il Servizio
di Emergenza Territoriale alle realtà europee più avanzate ed invece
ecco la frenata della Regione per dare voce, si apprende dalla stampa,
ad un gruppo di 350 sanitari, medici ed infermieri dell’attuale 118 che
rappresentano a mio avviso una espressione di inaccettabile
conservatorismo.
I “ribelli” hanno contrastato la riforma su tre punti: la riduzione da
tre a due soccorritori sulle ambulanze, il ridimensionamento del ruolo
del medico nelle ambulanze e l’introduzione di un autista volontario
sulle auto mediche.
Analizziamo tutti i tre punti. Sappiamo che oggi il rapporto tra il
Servizio Sanitario Regionale (SSR) e il Volontariato è forte e sempre
più orientato, nell’Emergenza Territoriale, a fornire, il Volontariato,
i mezzi, gli autisti certificati anche per le auto mediche, i
volontari certificati per i trasporti sanitari non di emergenza, ed il
SSR gli equipaggi medici ed infermieristici. Il Volontariato Toscano, da
sempre impegnato nell’Emergenza e con una straordinaria conoscenza dei
territori, sta dimostrando una visione straordinariamente aperta al
cambiamento a fronte dell’oscurantismo di questi operatori sanitari.
Il personale sanitario dell’Emergenza Territoriale deve essere tutto
afferente al SSR e non convenzionato. La convenzione, in un servizio
così delicato, non è più accettabile. Questo è un nodo di fondo
culturale di questa riforma che i “ribelli” contestano. Forse perché
studiare fa fatica? Perché contestano questa Riforma? Perché i medici
che andranno principalmente sull’auto-medica in “rendez vous” debbono
stare nei Pronti Soccorsi (PS) degli ospedali da cui partirà
l’auto-medica, debbono lavorare all’interno del PS quando non attivi sul
territori. L’auto-medica partirà dal PS con medico, infermiere ed
autista del Volontariato, questo perché in caso di salita a bordo
dell’ambulanza in rendez vous dell’equipaggio, l’auto-medica possa
ritornare subito operativa alla sua base di partenza. Se non ci sono
interessi in ballo questo rifiuto dell’autista certificato
sull’automedica è del tutto incomprensibile.
Ormai abbiamo in Italia una specializzazione in Medicina
dell’Emergenza-Urgenza e gli specialisti debbono operare
indifferentemente nei DEU e nell’Emergenza Territoriale e
sull’Elisoccorso. Purtroppo oggi questa turnazione nei vari settori
dell’Emergenza non c’è, abbiamo invece una sorta di scissione tra un
medico dell’emergenza “nobile” che opera in PS ed un medico vecchio e
dequalificato che opera sul territorio. Questo è un altro punto
fondamentale della Riforma, si ruota e quando, in servizio sul
territorio, non si è operativi, si lavora nel PS e ci si forma e si
aumenta la cultura sanitaria.
Parliamo delle ambulanze infermieristiche. Oggi l’infermiere è un
professionista laureato, un professionista che ha tutte le competenze
per affrontare l’Emergenza sul Territorio come avviene in tutti i paesi
sviluppati. Quindi il punto della Riforma che vuole aumentare le
ambulanze con infermieri a bordo è sacrosanto da tutti i punti di vista.
Questa nuova rete che vede aumentare in modo sostanziale il numero
delle ambulanze infermieristiche e diminuire il numero delle ambulanze
medicalizzate, ma con un medico operativo sull’auto-medica di stanza ai
PS, ha bisogno di una Centrale Operativa (CO) efficace e totalmente
ripensata. La Direzione della Centrale Operativa deve essere allora di
altissimo profilo ed in completa sinergia con la Direzione del DEU.
Non si capisce cosa vogliano questi “ribelli” se non far rimanere tutto come è.
I “ribelli” si lamentano anche di portare pesi sulle spalle fino a
quindici chilogrammi. Oggi la tecnologia si è modernizzata, ha
miniaturizzato gli strumenti che sono più affidabili e più leggeri e se
c’è tecnologia operativa obsoleta essa va cambiata con tecnologia più
moderna. La tecnologia in Emergenza è importante tanto quanto i robot
in chirurgia o le Risonanze Magnetiche in Radiologia.
Gli Ordini dei Medici e degli Infermieri non facciano il verso ai
Sindacati con risibili difese d’ufficio ma pensino alla nuova cultura
dell’Emergenza, alle nuove competenze che questi operatori debbono avere
sul Territorio e pensino agli esiti dei percorsi dell’Emergenza che
dipendono dal lavoro svolto con competenza professionale.
I Sindacati sono pregati, quando si parla di Servizi Sanitari, di
pensare al cittadino e non agli interessi spesso miserevoli di operatori
terrorizzati da ogni forma di cambiamento e la Regione, con i suoi
vertici sanitari, drizzi la schiena e, per una volta, non pensi al
consenso da guadagnare o da perdere ma alla salute del cittadino, alla
sua vita da salvare o da non rendere difficile ed infelice.
Giorgio Tulli
Già Direttore del Dipartimento delle Terapie Intensive e Medicina Perioperatoria dell’Azienda Sanitaria Fiorentina
Consulente dell’Agenzia Regionale Sanità Toscana
11 aprile 2019
1 Comment
MAX
Aprile 12, 2019at 10:06 amUna regione che ha sempre usufruito dell’associazionismo (misericordia/ampas) ORA si svegliano che il servizio d’emergenza va svolto SOLO da personale del SSN???? BUONGIORNO!!!!